Il 13 novembre 1876, aprì per la prima volta i suoi battenti, a Napoli, presso Piazza s. Gaetano, nella sede provvisoria del palazzo Pianura, a Vico Cinque Santi, n. 23 l'Istituto Pontano. Fu davvero un esordio modesto quello, un inizio sofferto e difficile tra ostacoli e contrasti ed opposizioni.
In verità quando un qualsiasi movimento o una qualsiasi istituzione hanno dietro di loro una persona capace di interpretare le istanze sociali che emergono da una particolare situazione storica, ed attenta a recepire i mutamenti e i segni dei tempi che corrono e si evolvono, per adattarsi e camminare con essi, allora non c'è ostacolo che tenga: quel movimento, quella istituzione vanno avanti con forza inarrestabile.
Il Pontano, quella persona attenta e capace, intelligente ed energica l'ha trovata nel suo fondatore che porta il nome di Nicola Valente S.J. In una città di 500 mila abitanti com'era la Napoli di cento anni fa, nessuno badò all'inaugurazione del Pontano; fu un fatto silenzioso, evangelico si direbbe, insignificante come il gesto d'un granello di senape che si getta nel terreno; un episodio inosservato ed ignorato del tutto anche dalla stampa. Solo dopo qualche tempo, il giornale massonico-liberale "il Pungolo" riportava qualche trafiletto in tono critico e polemico, a cui peraltro rispondeva l'altro giornale d'ispirazione più moderata "la Discussione".
Ciò che sorprende però è che l'avvenimento dell'inaugurazione fu ignorato persino dagli stessi Superiori e confratelli gesuiti: sicché protagonista ed unico attore di quella vicenda aurorale del Pontano fu solo lui, il P. Valente che, dopo aver maturato a lungo l'idea, sorvolando diffidenza e rischi, la realizzò affittando a sue spese la sede e reclutando il personale docente e non docente. In una monografia di storia pontaniana che risale a qualche decennio fa (1950), si legge: "I Superiori gesuiti pur non riprovando l'iniziativa, non credettero opportuno e prudente, per il momento, assumerne la responsabilità, e lasciarono al Padre (Valente) col merito dell'iniziativa anche l'incertezza della riuscita". Invece ricercando ancora un po' più indietro negli anni, in un antico manoscritto del P. Alfredo Mezza (testimone oculare ed auricolare di molti fatti per esser stato tra i primi alunni del Pontano), redatto perché "fosse riposto e custodito diligentemente nell'archivio del collegio, affinché sieno in grado di consultarlo tutti Nostri", abbiamo trovato che l'idea stessa dell'iniziativa, dal Padre "incessantemente vagheggiata", era stata scoraggiata ed osteggiata dai Superiori, e solo dopo reiterate e prudenti insistenze, essi lo avevano autorizzato ad effettuarla con le cautele già dette.
Il P. Nicola Rillo, fine letterato e distinto educatore, assicura in una sua testimonianza che l'ultima spinta al P. Valente, venne da una singolare circostanza. Il P. Gaetano D'Amelio racconta P. Rillo fu invitato dai Padri Barnabiti ad intervenire ad una rappresentazione drammatica, svolta dai loro alunni nel collegio Bianchi, da poco sorto, a Montesanto, in un edificio che era stato cenobio carmelitano; disponendo il Padre di alcuni biglietti, ne diede uno al P. Valente che, nell'attraversare Piazza Montesanto e nell'assistere alla recita degli alunni, fu colpito sia dal movimento di gente, di carrozze, di famiglie che si creava intorno all'istituto sia dalle ottime prestazioni degli alunni, ed ammirando la costanza e la tenacia dei Padri Barnabiti che erano riusciti a dar vita ad una fiorente istituzione di educazione cristiana, si decise di fare altrettanto. E iniziò appunto nel seguente Novembre 1876, modestamente, nella località e nelle circostanze che già sappiamo.